giovedì, luglio 07, 2011

SPARAGMOI / LACERAZIONI //note di regia//


Qui di seguito trovate un estratto delle note di regia di SPARAGMOI/lacerazioni, spettacolo che andrà in scena Mercoledì 13 Luglio alla Fonte delle Fate di Poggibonsi.


Lacerazioni è un’allusione al momento apicale del rituale dionisiaco, lo sparagmos, col quale si chiudeva la celebrazione sacra del dio. Tale procedimento implicava il sacrificio estremamente cruento di una vittima animale le cui membra venivano fatte a brandelli dalle menadi o dai funzionari del culto. Tale suggestione, a prescindere dal suo collocamento storico-culturale, ha ispirato un lavoro sul senso del tragico e sul mistero del dolore umano. La tragedia nasce come omaggio mimetico allo stesso dio al quale si offre il sacrificio dello sparagmos e questo può essere uno spunto di riflessione sulla possibilità di estendere la simbologia della lacerazione dal suo ambito propriamente fisico a quello dell’anima. Se terribile appare alle nostre coscienze la violenza sull’animale votivo nell’antico culto non meno sconvolgenti si mostrano altre forme di lacerazione che sono quelle del nostro mondo interiore.
Sulla scena della tragedia assistiamo alla lenta scoperta della problematicità che investe l’essere uomini, a partire dalla lenta scomposizione del nostro io che il dolore lacera in una pluralità di istanze. All’interno della tetragona immagine dell’io si scorgono pulsioni, realtà sconosciute che possono contrapporsi dentro di noi, dentro il nucleo della nostra stressa famiglia, oppure rovesciare la stabilità del nostro destino, che credevamo costruito in modo saldo. Dalla certezza rassicurante dell’unità, dalla reductio ad unum si passa alle lenta metacognizione della natura prismatica, proteiforme dell’essenza della vita e dell’essere umano, similmente ad osservare la nostra immagine riflessa in uno specchio infranto (la bergmaniana immagine allo specchio). Ed ecco come ancora una volta il simbolo della liturgia antica possa parlare all’uomo contemporaneo, anche se ormai spogliato delle valenze rituali del culto dionisiaco. Lo specchio, allora come ora, è un mezzo per mostrare, far vedere a noi stessi nelle forme del nostro corpo, della nostra espressione i recessi più profondi dell’io.
Questo spettacolo ha una natura postmoderna per il ricco pastiche di opere che cita ed interseca; a livello stilistico Sparagmoi si propone come continua lacerazione metatestuale di una tragedia che ne lacera altre; è un percorso metastorico che parte dalla rappresentazione di uno sparagmos inserito nel suo contesto rituale originario fino all’indagine di altre forme di lacerazioni sempre più simboliche e complesse. Dalla punizione con cui Dionisio colpisce Penteo all’interno delle Baccanti di Euripide si procede ad analizzare la crisi della famiglia: la reciproca incomprensione tra individui crea una lacerazione in rapporti intensi, profondi ed al contempo claustrofobici come quelli dei legami di sangue. All’interno di un cerchio rosso, che allude alla segregazione dell’io, alla scia di sangue che la scoperta del dionisiaco ha lasciato come pesante eredità alla coscienza umana, si inseriscono una serie di altre lacerazioni, a cominciare dalla tesa conflittualità tra due sorelle all’interno dell’Antigone di Sofocle. Sulla scena si assiste a due tipologie contrapposte di donna, Ismene così fragile, infantilmente chiusa nel suo conformismo e nell’ossequio alla legge del più forte, ed Antigone sentimentalmente matura, eversiva e tenace nel ricordo dell’amore che non conosce leggi se non quelle dei legami di sangue e del cuore. Donne diverse nel carattere e nella loro rappresentazione cromatica: il bianco ed il nero segnalano la profonda opposizione delle loro argomentazioni e la diversità delle loro anime. L’opposizione bianco-nero, nell’ideale cornice rossa tracciata sulla scena, è un’ulteriore eredità sacra di Dionisio che caratterizza anche il terzo sparagmos nel quale si lacera, con un doloroso confronto, il legame fetale che persiste tra una madre ed una figlia. Dall’Elettra di Sofocle si riadatta il feroce confronto tra Clitemnestra ed Elettra sulla giustizia del ‘sangue chiama sangue’. Stavolta il bianco ed il nero sono simboli di due nature femminili egualmente forti: il bianco di Elettra, assieme al suo aspetto da virago, allude alla sua natura tutta paterna e la contrappone a quella orribile, assassina ed inquietamente in lutto della madre. Lo spettatore viene lentamente proiettato verso un’astrazione del concetto di lacerazione dell’io nei successivi due quadri: la sublimazione poetica del dolore femminile, per il rovesciamento del destino di un’intera famiglia e di un’intera civiltà, in un estratto delle Troiane e dell’Ecuba di Euripide e lo smembramento dell’anima di una donna che vive una forte crisi nella Medea di Euripide e Seneca. Qui si dà origine ad una elevazione a potenza della lacerazione testuale: in entrambi gli ultimi quadri sono presenti due testi che aprono, spezzano e completano l’uno l’altro fino al raggiungimento della contemplazione estatica del mistero dell’uomo che, nello specchio della sua crisi, vede riflesso tutto di sé, anche la sua natura più sconvolgente. Lo spettacolo propone un’ulteriore lacerazione che riguarda il genere maschile e femminile, entrambi contenuti nell’ambiguità della natura complessa di Dionisio: si inizia con personaggi maschili si prosegue con donne nei successivi sparagmoi.

mercoledì, luglio 06, 2011

SPARAGMOI / LACERAZIONI



sparagmos 1 // Baccanti di Euripide
sparagmos 2 // Antigone e Elettra di Sofocle
sparagmos 3 // Troiane e Ecuba di Euripide
sparagmos 4 // Medea di Euripide e di Seneca

con: Martino Montomoli, Filippo Basetti, Emanuele Glave, Giacomo Benelli, Cristina Castellini, Chiara Carnemolla, Natascia Naldini, Sandra Bardotti, Sara Marzullo

traduzione e regia: Alessandro Biotti
aiuto regia: Cristina Castellini, Giacomo Benelli
luci e audio: Mattia Marini, Alessandro Antichi
grafica: Andrea Biotti

Mercoledì 13 Luglio/ore 21,15/Fonte delle fate, Poggibonsi (SI)

ingresso gratuito


Vi aspettiamo!