giovedì, novembre 16, 2006

Festival del Teatro Cesena



Progetto AIMA traiettoria I
Agammenone,
9\XI\2006

domenica, aprile 23, 2006

AIMA_traiettoria1->Orestea_AGAMENNONE

25 - 26 - 27 Maggio ore 20.45
Teatro dei Varii - Colle di Val d'Elsa (SI)




























Informazioni e Prenotazioni:
cell: 346 - 37 83 049
mail: arsenart@hotmail.it

Nel foyer del teatro sarà allestita una mostra di Francesco Galgani
" di Bianco e di Nero"

martedì, marzo 14, 2006

PROMETEO LEGATO





















Prometeo
ovvero ‘note sull’angoscia e l’ambiguità’

Prometeo passa in scena con una luce in mano, illumina una corona di filo spinato e guarda, seduto, uno spezzone del film Frankeestein. Il segno è allusivo, la sua funzione quella di ‘rinviare a’ e integrare; il segno è sempre mediazione e chiarificazione estrema (qui è anche pre-interpretazione). Bia, la Violenza, sarà già in scena prima di Kratos e Efesto. Bia tende un drappo rosso cui è legato Prometeo, trascinato. Due strisce di drappo rosso calano dall’alto, dove è la dimora di Zeus. Due scie rosse come sangue, scie di potere, di violenza. Bia, la Violenza, è in scena in quanto una Stimmung dell’opera è la ‘violenza’. Il dramma è di una staticità assoluta. Il protagonista vive la scena in una costante e faticosa immobilità, costretto in un spazio ridotto, libero solo di esercitare la forza aggressiva della sua parola. Una catena è disposta in cerchio sul palco e circonda Prometeo: la delimitazione dello spazio suggerisce il senso del limite da lui infranto. La roccia su cui agisce Prometeo è una piattaforma cui si accede per mezzo di tre scalini. Indica la distanza e l’isolamento e al tempo stesso colloca il Titano in una dimensione ambigua tra terra e cielo. Prometeo stesso è segno di ambiguità e contraddizione, e sotto il segno dell’ambiguità si manifesta nel mito in quanto prima amico, poi nemico di Zeus. La piattaforma elevata indica e si fa anche trampolino di lancio per la sua precipitosa caduta verso il basso (Prometeo demoniaco: la caduta). La scena è immersa in un bianco candore (di assenza). Il disegno scenico è, come sempre essenziale, improntato a quel ‘minimalismo tragico’, che è il segno della nostra poetica teatrale, rivendicazione (e costrizione) del nostro modo di concepire e fare teatro. I personaggi sono astratte personificazioni concettuali (Kratos e Bia = Dominio e Violenza) o divinità o, come Iò, una creatura polimorfa, bestiale e umana. Il Prometeo appartiene ad una dimensione atemporale. Le forme espressive e gestuali sono caratterizzate da tensione, contrazione, lentezza, scatto, gravità, chiusura, ripiegamento, ma anche apertura, armonia, ascensione, scioltezza. Le movenze sono ieratiche e arcaiche, a volte oniriche. Il gesto rituale rompe il senso e il sentimento del tempo: è sospensione del quotidiano e tensione alla complessità. Lo scheletro linguistico tende alla musicalità, fatta di suoni duri, allitteranti e marcati, effetti d’eco, ricerca costante di vibrazione acustica alternata a suoni e silenzi (cioè: Prometeo sospeso tra terra e cielo). La retorica letteraria si trasforma in suono, per essere recepita come ri-sonanza, al di là del suo significato: il suono del singulto, il suono del lamento, il suono dell’urlo, il suono del canto, il suono… il linguaggio che torna alla sua fisicità, il linguaggio come impatto emozionale. L’opera è destinata ad un pubblico che deve accordarsi, armonizzarsi con la ritualità scenica dello spettacolo, e imparare a servirsi di quello che sente e vede. Noi vogliamo non offrire, ma solo suggerire strumenti educativi, ‘paideutici’ - come dicevano gli antichi greci - per educare all’ascolto e alla meditazione. Per ottenere questo vogliamo che l’ascolto e la visione siano esasperanti e angoscianti. L’arte tragica antica funge da esempio: non c’è teatro senza angoscia (l’efficacia catartica del Prometeo passa attraverso la sofferenza fisica, attraverso un impatto ineludibile col destino che lo costringe ad una condizione di dolore), anche perché non c’è esistenza senza angoscia. L’angoscia dell’oggi sta nella perdita dello spirito, nella urlata ed esaltata volgarità di linguaggi, che reprimono la sensibilità e le potenzialità creative dell’uomo. Noi cerchiamo di imparare e capire come le forme mitiche originarie possano riempire il presente e superarlo. Il recupero del mito, del suo affascinante e affabulatorio mistero, è oggi spesso svalutato da una falsa, deviante, frustrante mentalità scientifica, mentre il mito è fonte inesauribile di problematiche umane. Noi ci collochiamo tra pre-moderno e post-moderno, perché il moderno è in crisi. Prometeo è una forma mitica originaria e assoluta, ci proietta nel pre-moderno e ci aiuta a superare la crisi del moderno. Noi abbiamo nostalgia di ciò che è arcaico; noi abbiamo bisogno della solenne e solida architettura dorica. Il senso del limite e il superamento del limite stesso è l’angoscia tragica di Prometeo, sublimata nell’accettazione del sacrificio. Prometeo è il ribelle capace di amore. Prometeo è l’altezza impervia di una razionalità in eccesso che si scontra con l’orgogliosa affermazione e autocompiacimento di sé. Prometeo è modello ambivalente di orgoglio smisurato. L’autocontraddizione originaria impronta e caratterizza lo statuto del tragico. Un senso del Prometeo è la riflessione tragica sul ‘limite’ che travolge l’uomo nella rovina, se non riconosciuto, ma, se riconosciuto, lo nobilita. Prometeo è la sublimazione dell’ostinazione in eroismo. L’arma di Prometeo è una sovversiva fiducia nel sapere che combatte per sondare la struttura del divino. Prometeo vuole dominare la natura. Il fuoco è luce, la luce è conoscenza, è l’arte, è la cultura che modella e vuole dominare (i doni del)la natura. Questo è l’orgoglio di Prometeo, ma anche la sua colpa, il suo peccato.



Laboratorio Teatrale Thiasos
Liceo A. Volta - Sezione Classica
Eschilo

PROMETEO LEGATO

Dramatis personae
KRATOS E BIA

EFESTO
PROMETEO

CORO DELLE OCEANINE

OCEANO

IO'

ERMES

PROLOGO
Prometeo è legato a una rupe da Efesto alla presenza di Kratos e Bia (Dialogo tra Kratos e Efesto; Bia è ‘personaggio muto’). Lamento di Prometeo.

PARODO
Il Coro delle Oceanine si unisce al lamento di Prometeo. Si inseriscono le monodie di Prometeo.

EPISODIO I
Dialogo tra Prometeo e Coro (Prometeo espone antefatto e motivo della sua punizione: prima aveva tentato di difendere Zeus dall’attacco dei suoi fratelli Titani; poi aveva avversato la volontà di Zeus, nuovo re degli dèi, perché voleva la distruzione del genere umano; anzi Prometeo gli ruba il fuoco e lo dona agli uomini).
Dialogo tra Oceano e Prometeo. Oceano a Prometeo propone una mediazione, ma Prometeo non accetta la proposta di Oceano di intercedere per lui presso Zeus: Prometeo non si piegherà al potere di Zeus; del resto Zeus stesso non muterebbe la sua volontà, come dimostrano le pene inflitte a Atlante e Tifone.

STASIMO I
Dura sorte colpisce chi viola le legge di Zeus; inesorabile si abbatte la sua punizione. Tutte le genti di Oriente levano il loro compianto su Prometeo, Titano glorioso un tempo.

EPISODIO II
Dialogo tra Prometeo e Coro. Prometeo racconta i benefici da lui arrecati all’umanità: egli ha portato gli uomini da uno stato ferino e selvaggio ad uno civile. Il Coro manifesta la speranza che un giorno Prometeo sia liberato. Prometeo risponde che la sua liberazione è sottoposta solo alla legge di necessità, a cui lo stesso Zeus soggiace.

STASIMO II
Le Oceanine dichiarano affetto e simpatia per Prometeo, ma affermano con timore che mai nessuno debba opporsi al volere di Zeus; Prometeo non doveva aiutare la debole stirpe mortale ribellandosi a Zeus.

EPISODIO III
Dialogo tra Prometeo e Iò con interventi del Coro. Iò racconta i tormenti a cui è sottoposta: Prometeo profetizza altri tormenti che Iò dovrà subire fino alla liberazione da parte di Zeus, poi accenna alla sua futura liberazione.

STASIMO III
Il Coro riflette sulle disgrazie di Iò: Iò è mortale e mai una mortale dovrebbe aspirare al letto di Zeus, che è il re degli dèi.

ESODO
Prometeo predice al Coro la caduta di Zeus, se non rinuncerà alle nozze da cui nascerà un figlio più forte di lui. Questo è il segreto che Hermes, messaggero di Zeus, tenta di carpire a Prometeo. Prometeo rifiuta, Hermes annunzia l’ira di Zeus che distruggerà il suo nemico.


Efesto, forza: fa’ tuo l’impegno che il Padre ti diede,
piantare alle rocce,
ai picchi d’abisso
quel disperato - guardalo -
tra blocchi senza spiragli,
di nodi d’acciaio.
La gemma ch’è tua,
la fiamma lucente
radice d’industrie,
lui l’ha carpita,
l’ha fatta compagna dell’uomo.
Eccolo, il suo delitto:
è dovere che ne sconti
il castigo agli dèi.
Eschilo



Eschilo (525/4-456/5 a.C.)
nacque da famiglia aristocratica nel demo attico di Eleusi,
Combattè a Maratona (490) e a Salamina (480). A venticinque anni cominciò a mettere in scena le sue opere, ma solo nel 484 ottenne la sua prima vittoria. Fu in Sicilia nel 470, ospite di Ierone, tiranno di Siracusa. Vi fece ritorno alla fine della sua vita e morì a Gela. Ci restano di lui circa novanta titoli, ma ci sono giunte sole sette tragedie: i Persiani, i Sette a Tebe, le Supplici, Prometeo legato e l’unica trilogia completa del teatro greco a noi pervenuta, l’Orestea, formata da Agamennone, Coefore e Eumenidi.

Il Prometeo legato fu composto e rappresentato a Atene nelle feste di Dioniso circa negli anni sessanta del V sec. a. C.
Questa tragedia faceva parte di una trilogia sul personaggio Prometeo, formata da altri due drammi, oggi perduti, dal titolo Prometeo portatore di fuoco e Prometeo liberato



"E così la duplice essenza del Prometeo eschileo, la sua natura insieme dionisiaca e apollinea, potrebbe essere espressa in formula astratta così: «Tutto ciò che esiste è giusto e ingiusto, e in entrambi i casi ugualmente giustificato». Questo è il tuo mondo! Questo significa un mondo!" (Nietzsche)
Donai loro il fuoco, la fiamma e tutte le arti che la fiamma alimenta. Infiammando i loro animi, feci nascere in loro la divorante fede nel progresso. E stranamente mi rallegravo che la salute degli uomini si logorasse nel produrlo. Non più fede nel bene, ma speranza malata nel meglio." (Gide)
"Nemmeno la tragedia greca poteva accordare la libertà e il soccombere. Soltanto un essere, che fosse privo della libertà, poteva soggiacere al destino. Era una grande idea quella di sopportare volontariamente anche la punizione per un delitto inevitabile, al fine di dimostrare attraverso la perdita della propria libertà appunto questa libertà, e inoltre soccombere con un’aperta affermazione del libero volere." (Schelling)
"L’errore di una certa letteratura è di credere che la vita è tragica perché è misera. Essa può essere sconvolgente o magnifica, ecco la sua tragedia. Senza la bellezza, l’amore o il pericolo, vivere sarebbe quasi facile." (Camus)
"Tu sei ai mortali un simbolo e un segno del loro fato e della loro forza. Al par di te, l’uomo in parte è divino, torrente intorbidato che scaturisce da pura sorgente: egli può antivedere in parte il suo funereo destino, la sua infelicità, la sua resistenza, la vita sua triste e sprovveduta. A ciò lo spirito suo può opporre se stesso, adeguato ad ogni dolore, e una ferma volontà, e un senso profondo, che nella stessa tortura scopre il premio recondito e trionfa quando ardisce sfidare, e fa della morte una vittoria." (Byron)
"La rappresentazione tragica si fonda su un dialogo violento o irresistibile, e su cori che sostengono o interpretano il dialogo. Questi elementi danno al conflitto la direzione oppure la forza, come organi sofferenti del corpo in lotta con il dio; ed essi non possono mancare perché il dio, anche nella forma tragica, non può comunicarsi in modo assolutamente immediato al corpo, bensì deve essere colto intellettualmente o assimilato in modo vitale. Ma la rappresentazione tragica consiste soprattutto nella parola, che agisce in modo fatale dall’inizio alla fine." (Hölderlin)
"Credo che il ritorno alle origini del teatro, alla necessità originaria del fare teatro che sono rappresentate dalla tragedia greca, sia una necessità permanente che presuppone viaggi periodici di riesame e di riconsiderazione, specialmente nei momenti in cui ci si chiede se e quale possa essere ancora la legittimità della rappresentazione teatrale e in rapporto a cosa e in funzione di cosa possa svilupparsi." (Ronconi)
"La bellezza sorge dalla compassione, e non è altro che il conforto che questa si cerca. E la suprema bellezza è quella della tragedia. Angosciati nel sentire che tutto passa, che noi passiamo, che passa ciò che è nostro, l’angoscia stessa ci rivela la consolazione di ciò che non passa, dell’eterno, del bello. E questa perpetuazione della momentaneità si realizza solo come bellezza in azione." (de Unamuno)
"E domani un umorista potrebbe raffigurar Prometeo sul Caucaso in atto di considerare malinconicamente la sua fiaccola accesa e di scorgere in essa alla fine la causa fatale del suo supplizio infinito. Egli s’è finalmente accorto che Giove non è altro che un suo vano fantasma, un miserevole inganno, l’ombra del suo stesso corpo che si projetta gigantesca nel cielo, a causa appunto della fiaccola ch’egli tiene accesa in mano. A un solo patto Giove potrebbe sparire, a patto che Prometeo spegnesse la candela, cioè la sua fiaccola. Ma egli non sa, non vuole, non può; e quell’ombra rimane paurosa e tiranna, per tutti gli uomini che non riescono a rendersi conto del fatale inganno." (Pirandello)

Qui io resto, formo uomini
a mia immagine,
una stirpe che mi sia eguale,
per soffrire, per piangere,
per godere e per gioire,
e non curarsi di te,
come me!
Goethe
Martedì 18 Aprile _ ore 20.45 teatro Politeama _ Poggibonsi (si)
informazioni e prenotazioni: arsenart@hotmail.it cell: 346 37 83 049

_IL LIBRO DI OSEA

TEATROGRAFIA




L'attività del Laboratorio Teatrale Thiaosos - settore più avanzato dell'ARSenale delle Arti - affianca alla messa in scena di drammi antichi forme di lettura dramatizzata di classici della letteratura italiana, come la Commedia di Dante Alighieri e testi delle Sacre Scritture.










L'aspetto tematico fondante il lavoro del Laboratorio si è concentrato sullo studio di nuove linee interpretative e drammaturgiche della tragedia greca. Su questo orizzonte di ricerca l'idea del "calssico" ha assunto forti valenze di modernità che si propongono come chiavi di comprensione del presente.

MIASMA _ 2003

ANTIGONE_2004

Antigone
Teatro Bonci – Cesena (20 ottobre 2004)
Frammenti per una messa in scena

Compianto funebre di una donna.
Buio sulla scena. Un gruppo di uomini e donne guarda verso l’alto. Una tenue luce percorre un drappo. Si intravedono, percorse dalla luce, le lettere

N
O
M
O
S (appena illuminate).

"Ma se è tutto qui il male! Nelle parole! Abbiamo tutti un mondo di cose; ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch’io dico metto il senso e il valore delle cose come sono andate dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, dal mondo com’egli l’ha dentro! Crediamo d’intenderci; non ci intendiamo mai!" (Pirandello)

Brusio degli uomini delle donne. Luce tenue. Due donne staccano il drappo e coprono un cadavere. Un cerchio di terra. Antigone danza. Antigone abbraccia un cadavere. Antigone danza e ama in un cerchio di terra, l’elemento spaziale che connota il suo mondo. Antigone trascina e depone il cadavere nella terra.

"C’è un luogo presso Tebe, detto Syrma Antigones perché lei, quando capì che, nonostante i suoi sforzi, non riusciva a sollevare il corpo di Polinice, pensò di trascinarlo: e lo trascinò fino al rogo ardente di Eteocle e lo gettò tra le fiamme" (Pausania)

Antigone è immersa nella terra come il fratello che lei ha sepolto e dove lei sarà sepolta. La terra è anche l’elemento che nella scena delimita lo spazio di Antigone e sottolinea il suo isolamento e la sua diversità. Antigone e il suo amore per la morte e nello spazio della morte trasferisce tutto il suo affetto.

Luce su un trono. Sul trono una forma solida, dura come una statua di pietra. Creonte, il potere, è scoperto in tutta la sua rigidità. Creonte si scuote di dosso la polvere.

I will show you fear in a handful of dust
(vi mostrerò la paura in un pugno di polvere)
(Eliot)

Creonte parla agli uomini e alle donne di Tebe. Il NOMOS di Creonte è inciso su pietra e mostrato al pubblico. La pietra è deposta al centro sul proscenio, al centro: sopra la pietra le lettere NOMOS.
Questa pietra, la stessa pietra, sarà la lastra tombale che coprirà la tomba del fratello.

Il tiranno

L’uomo, mostruosamente grande quando sottomette la natura, diventa un grande mostro quando sottomette gli uomini, suoi simili (B. Brecht)

Il padre e il figlio

"Bastava la tua corposità a opprimermi (…) Alla Tua superiorità fisica faceva riscontro quella spirituale. Tu ti eri innalzato con le Tue sole forze, di conseguenza avevi una fiducia illimitata in te stesso (…) La Tua sicurezza era così grande che potevi anche essere incoerente e tuttavia non cessavi di avere ragione (…) Acquistasti ai miei occhi un alone misterioso, come tutti i tiranni, il cui diritto si fonda sulla loro persona, non sul pensiero. " (Kafka)

Eros/eris

Antigone canta: canto funebre e/o canto di nozze. Un velo nuziale avvolgerà Antigone. Un cappio avvolgerà il collo di Antigone. L’amore spinge alla lotta, fino alla morte.

"In sei delle tragedie superstiti (…) l’eroe si trova di fronte a una scelta tra la rovina possibile (o sicura) e un compromesso che, se lo accettasse, tradirebbe il concetto che egli ha di se stesso, dei suoi diritti e doveri. L’eroe decide contro il compromesso, e questa decisione viene poi oppugnata, dal consiglio degli amici, con le minacce, addirittura con la forza. Ma l’eroe rifiuta di cedere; egli rimane fedele a se stesso, alla sua physis, quella ‘natura’ che ha ereditato dai genitori e che costituisce la sua identità. Da questa risoluzione deriva la tensione drammatica di tutte e sei le tragedie: dalla risoluzione di Aiace di morire piuttosto che sottomettersi, dall’incrollabile fedeltà di Antigone al fratello morto, da quella di Elettra a suo padre (…)In ciascun dramma l’eroe è assoggettato a pressioni da ogni lato (…) Antigone deve affrontare la fraterna insistenza di Ismene, le minacce di Creonte, la violenta disapprovazione del coro, l’imprigionamento in una tomba e la mancanza di qualunque segno di approvazione da parte di quegli dèi di cui è paladina." (Knox)


pathei mathos
attraverso la sofferenza la comprensione



Laboratorio Teatrale Thiasos

sabato, marzo 04, 2006

S E D E


ARSenale delle Arti
Viale dei Mille, 10
53034 Colle di Val d’Elsa (SI)
Tel 3463783049 Fax 0577 928828

C.F. 91015070526

STATUTO della ASSOCIAZIONE CULTURALE
ARSENALE DELLE ARTI
Approvato dall’assemblea dei soci in data 19 LUGLIO 2005
TITOLO I
DENOMINAZIONE SEDE DURATA

ART. 1 – È costituita, ai sensi degli artt. 36 e seguenti del C.C. l’ Associazione culturale e di promozione sociale e artistica denominata ARSenale delle Arti (il cui logo è depositato insieme al presente Statuto), con sede in Colle di Val d’Elsa, viale dei Mille 10, associazione non commerciale operante nel settore artistico, culturale e ricreativo e senza finalità di lucro.
ART. 2 – La durata della associazione ARSenale delle Arti è illimitata. In caso di scioglimento, che dovrà essere stabilito dalla maggioranza di tre quinti dei soci presenti in assemblea, l’intero patrimonio sociale in essere verrà devoluto ad altra associazione con finalità analoghe o a fini di pubblica utilità.

TITOLO II
SCOPI E FINALITA’
ART. 3 – L’Associazione è un centro permanente di vita culturale, artistica e associativa, basata su principi solidaristici e di aggregazione sociale volontaria; non ha scopi di lucro e si propone di offrire ai propri associati e alle comunità cittadine servizi finalizzati allo sviluppo culturale, alla promozione sociale e civile, alla sempre più ampia diffusione dei valori delle arti e della cultura, in ogni settore o attività che si intendesse attivare.
ART. 4 – Per realizzare i propri scopi e finalità l’Associazione potrà operare:
promuovendo spettacoli teatrali, letture pubbliche, mostre, convegni, dibattiti; promuovendo e gestendo attività editoriali; promuovendo e gestendo cicli di film, videoproiezioni, concerti o altre iniziative di carattere musicale; promuovendo e gestendo corsi di avviamento alla lettura e all’elaborazione di forme drammatiche e teatrali; avanzando proposte ad Enti pubblici, stipulando convenzioni o richiedendo contributi, partecipando attivamente alle forme decentrate di gestione del potere locale; partecipando a consorzi per gestione di iniziative culturali o di strutture a carattere culturale, artistico, ricreativo, benefico e sociale in genere; ricercando sponsorizzazioni e pubblicità utilizzando le normative fiscali vigenti che regolano la materia; promuovendo iniziative di turismo sociale o culturale in Italia e all’estero; promuovendo iniziative volte alla salvaguardia delle tradizioni culturali del territorio; promuovendo iniziative e occasioni di socialità a favore dei minori e dei soggetti svantaggiati; acquistando beni mobili e immobili, avanzando proposte a Enti pubblici e privati per l’organizzazione di attività artistiche e culturali o promuovendole in prima persona; gestendo direttamente e/o aderendo a consorzi, enti, associazioni che abbiano per oggetto la promozione di tali attività.
L’associazione si propone anche l’obiettivo di creare un luogo di incontro a mero titolo ricreativo, fra gli associati, onde favorire la reciproca conoscenza e scambiare vicendevolmente le proprie esperienze nei settori praticati. Tutte le attività potranno essere in ogni caso rivolte a recepire risorse e strumenti per perseguire le attività istituzionali. Ogni attività commerciale è quindi sussidiaria a quella istituzionale. L’Associazione ha carattere apartitico, apolitico, ed in seno ad essa è vietata qualsiasi manifestazione di tale natura.
Eventuali altre tipologie di attività potranno essere perseguite nel rispetto sostanziale delle finalità e dei principi contenuti nello STATUTO.
TITOLO III
ASSOCIATI
ART. 5 - Il numero dei soci è illimitato. Possono essere soci dell’Associazione tutti i cittadini di ogni sesso, etnia, nazionalità e convinzione religiosa, e gli Enti che ne condividano gli scopi e si impegnino a realizzarli. Sono associati tutti coloro che partecipano alle attività dell’Associazione, previa iscrizione alla stessa.
ART. 6 – Chi intende essere ammesso come associato dovrà farne richiesta, anche verbale, al Consiglio Direttivo, attenendosi al presente Statuto e osservando eventuali regolamenti e delibere adottati dagli organi dell’Associazione. Il Consiglio Direttivo dovrà ratificare, entro 30 giorni, l’ammissione a socio iscrivendolo nel libro dei soci. A tali compiti il Consiglio Direttivo potrà delegare il Presidente o altro Consigliere. All’atto della richiesta verrà rilasciata, previo pagamento della quota associativa, la tessera sociale e il richiedente, ad ogni effetto, acquisirà qualifica di associato e il diritto di partecipare alla vita dell’Associazione purché in regola con il pagamento della tessera dell’anno in corso. Qualora l’ammissione a socio fosse rifiutata, lo stesso può ricorrere all’Assemblea che delibererà in merito alla prima occasione utile. Ogni associato maggiorenne, in sede di assemblea, avrà diritto ad un singolo voto (art. 2532 2° comma cod. civ.) per approvare e modificare lo Statuto e i regolamenti e per nominare gli organi direttivi dell’Associazione. La partecipazione alla vita associativa è consentita purché l’associato sia in regola con le quote associative. Il mancato versamento della quota annuale per oltre due anni comporta l'automatica perdita della carica di socio.
ART. 7 – La quota sociale è personale, non può essere ceduta a terzi, non è rivalutabile, non può essere trasmessa agli eredi e non viene restituita in caso di recesso.
ART. 8 – Tutti i soci sono tenuti all’osservanza del presente Statuto, delle deliberazioni degli organi sociali e degli eventuali regolamenti. Tutti i soci acquisiscono gli stessi diritti e doveri individuati dallo Statuto o dai regolamenti interni eventualmente emanati.
TITOLO IV
RECESSO ESPULSIONE
ART. 9 – La qualifica di socio si perde per decesso, recesso, espulsione e per il mancato versamento della quota sociale annuale. L’espulsione può essere decretata dal Consiglio Direttivo per gravi motivi. Deve essere tempestivamente comunicata all’interessato con comunicazione scritta. Il socio espulso può presentare ricorso all’Assemblea dei soci avverso la decisione del Consiglio tramite comunicazione scritta al Presidente. Il Presidente dovrà convocare l’Assembela dei soci che si terrà entro 30 giorni dal ricevimento del ricorso e deciderà in merito. Gli associati receduti od esclusi non hanno diritto al rimborso del contributo associativo versato.
TITOLO V
PATRIMONIO, RISORSE FINANZIARIE E ESERCIZIO SOCIALE
ART. 10 – Il patrimonio, che è indivisibile, è costituito dal complesso di tutti i beni mobili e immobili, appartenenti all’Associazione all’atto della sua fondazione o acquisiti in seguito nell’esercizio della sua attività, nonché da tutti i diritti a contenuto patrimoniale ad essa facenti capo. È fatto divieto di distribuire anche in modo indiretto, utili, avanzi di gestione, nonché fondi, riserve o capitale salvo che la destinazione o la distribuzione non sia imposta da legge.
Sono fonte di finanziamento dell’Associazione:
- le quote associative;
- proventi derivanti da gestioni e iniziative;
- proventi derivanti da partecipazioni con associazioni;
- le erogazioni, le oblazioni volontarie, i contributi provenienti a qualsiasi titolo da Enti pubblici o privati finalizzati al sostegno dell’attività o dei progetti, contributi volontari in occasioni di promozioni, ricorrenze o eventi legati alla vita e alle attività dell’Associazione;
- eventuali fondi di riserva costituiti con le eccedenze di bilancio;
- proventi ricavati dalle attività svolte e servizi prodotti per il corpo sociale e/o altri;
- le donazioni e i lasciti testamentari;
- proventi derivanti dal patrimonio mobiliare e immobiliare;
- da ogni altra entrata che concorrerà ad incrementare l’attività sociale, compreso quelle derivanti da eventuali attività commerciali poste in essere per sostenere le finalità dell’Associazione;
- contributi dello Stato.
ART. 11 – L’esercizio sociale va dal 1/1 al 31/12 di ogni anno. Entro due mesi dalla fine di ogni esercizio, il Consiglio Direttivo predisporrà il bilancio consuntivo annuale e il bilancio preventivo per l’anno successivo. Il bilancio potrà essere presentato nella forma di rendiconto economico e finanziario. Deve essere presentato all’assemblea ordinaria per l’approvazione. Successivamente ne sarà data informazione e pubblicazione con annuncio scritto affisso presso la sede sociale. È fatto divieto di distribuire, anche in modo indiretto, gli utili, gli avanzi di gestione, i fondi o il capitale durante la vita dell’Associazione.
TITOLO VI
ORGANI DELL’ASSOCIAZIONE
ART. 12 – Gli organi associativi sono i seguenti:
a) L’ASSEMBLEA DEI SOCI,
b) IL CONSIGLIO DIRETTIVO
c) IL PRESIDENTE
ART. 13 – L’ASSEMBLEA è costituita da tutti i soci. Approva il bilancio, modifica lo Statuto con deliberazioni a maggioranza semplice, suggerisce le linee di sviluppo dell’Associazione, approva le scelte e le linee fondamentali operate dal Consiglio Direttivo, delibera sull’operato degli organismi esecutivi e rappresentativi, esercita la propria azione affinché le attività svolte siano in linea con il presente Statuto. Nell'Assemblea annuale di bilancio si delibera, sempre a maggioranza semplice, su eventuali adeguamenti e modifiche della quota associativa. L’Assemblea inoltre elegge il Consiglio direttivo. Le deliberazioni e decisioni prese dall’Assemblea saranno iscritte nel libro dei verbali. L’Assemblea può eleggere un Presidente Onorario a maggioranza semplice dei presenti, che potrà essere invitato alle riunioni di Consiglio senza diritto di voto. L’assemblea è convocata con annuncio scritto affisso presso la sede sociale almeno 5 giorni prima della data di convocazione o vi provvede in diverso modo il Consiglio. L’Assemblea ordinaria è convocata ogni anno per l’approvazione del bilancio.
L’Assemblea straordinaria è convocata ogni volta che il Consiglio Direttivo lo ritenga opportuno, oppure ogni volta che ne faccia richiesta almeno 1/3 dei soci. L’Assemblea, sia ordinaria che straordinaria, è valida in prima convocazione con la maggioranza dei soci, in seconda convocazione è regolarmente costituita qualunque sia il numero degli intervenuti e delibera a maggioranza semplice dei voti dei presenti. La seconda convocazione può aver luogo anche trenta minuti dopo la prima e dovrà essere menzionata nell’avviso di convocazione.
ART. 14 – I membri del Consiglio Direttivo sono scelti tra i soci e restano in carica 4 (quattro) anni. Il Consiglio Direttivo elegge nel suo seno il Presidente, il Vicepresidente, il Tesoriere, il Segretario e ripartisce eventuali altri incarichi sociali. Le funzioni dei membri del Consiglio Direttivo sono gratuite e saranno eventualmente rimborsate le sole spese inerenti all’espletamento di incarichi o missioni effettuate. Il Consiglio Direttivo si riserva anche di provvedere ad eventuali rimborsi per attività artistico-culturali svolte dai soci e dai membri del Consiglio stesso. Il Consiglio Direttivo è composto da un minimo di 5 (cinque) a un massimo di 20 (venti) membri. Elegge tra i suoi membri le cariche di Presidente, Vice Presidente, Segretario, Tesoriere e altre eventuali cariche. L’elezione avviene a maggioranza semplice. I componenti dimessi o comunque decaduti saranno sostituiti dai candidati non eletti nell’ordine risultato dalle elezioni. Il Consiglio Direttivo si riunisce almeno una volta ogni 3 mesi. Il Consiglio Direttivo ha la facoltà di proporre, gestire il programma delle varie attività dell’Associazione, di aprire le relazioni economiche che riterrà opportune in conformità con le finalità artistiche culturali e sociali; di avvalersi della collaborazione o della prestazione professionale di tecnici ed esperti, che possono essere non soci, eventualmente anche prevedendo per queste prestazioni adeguati compensi, di compiere gli atti amministrativi necessari all’espletamento del mandato. Il Consiglio Direttivo ha facoltà di affidare a singoli associati, o non associati, anche non Consiglieri, compiti specifici connessi con la direzione delle varie attività della Associazione e anche amministrativi.
Il Consiglio Direttivo esegue il mandato ricevuto e deliberato nel programma assembleare.
ART. 15 – Al Presidente è delegata la rappresentanza nei confronti dei terzi, la firma su atti e negozi messi in essere in norme per conto dell’Associazione. In caso di assenza o impedimento del Presidente le sue funzioni spettano al Vicepresidente o ad un Consigliere appositamente nominato dal Consiglio.
ART. 16 – Tutte le cariche elettive sono gratuite, spettano ai componenti degli organi elettivi solo il rimborso delle spese vive sostenute e giustificate. Nel caso in cui uno dei componenti degli organi elettivi sia chiamato, in virtù delle proprie competenze specifiche, a svolgere attività a favore dell’Associazione, dovrà essere retribuito per queste specifiche funzioni, fermo restando che nulla potrà essere riconosciuto a fronte dell’attività svolta negli organi associativi.
TITOLO VII
SETTORI ARTISTICO-CULTURALI
ART. 17 – Per ogni settore di attività, con delibera del Consiglio, può essere costituita una sezione alla quale aderiscono tutti coloro che sono interessati alle inerenti discipline. Gli aderenti ai diversi settori devono essere soci dell’Associazione e godere gli stessi diritti e doveri. Le sezioni che potranno formarsi, previa delibera del Consiglio, devono integrare il nome dell’Associazione, cioè ARSENALE, e nominarsi, ad esempio ARSENALE DANZA, ARSENALE MUSICA, ecc. La denominazione dovrà essere in ogni caso deliberata dal Consiglio e non avrà valore legale. La direzione e l’organizzazione dei settori è affidata ad un socio o ad un comitato di soci con ratifica del Consiglio, cui spetterà anche il compito di valutare se le iniziative proposte dal settore sono in linea con il programma e le finalità dell’Associazione.
TITOLO VIII
DISPOSIZIONI FINALI
ART. 18 – Lo sciogliemento dell’Associazione può essere deliberato dall’Assemblea con il voto favorevole di almeno tre quinti dei presenti aventi diritto al voto: l’Assemblea nominerà due liquidatori, uno nella persona del Presidente pro-tempore, l’altro tra i soci, i quali, dopo l’esaurimento della liquidazione, stabiliranno le modalità di devoluzione dei beni ad altre Associazioni senza scopo di lucro e con finalità analoghe o ai fini di pubblica utilità.
ART. 19 – Per tutto quanto non previsto dal presente STATUTO si applicano le norme del Codice Civile in materia di Associazioni in generale e in materia di Associazioni culturali.




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